Massimo D'Azeglio

Crediti: © Pinacoteca di Brera, MilanoTempo di lettura: 12min 55s

Patriota, scrittore e statista, figlio cadetto del marchese Cesare D’Azeglio e di Cristina Morozzo di Bianzè, nacque a Torino nel 1798. Durante l’occupazione napoleonica Massimo D’Azeglio fu costretto a rifugiarsi a Firenze con la famiglia, e qui conobbe Vittorio Alfieri, amico del padre e della contessa D’Albany e cominciò a maturare interessi letterari dalla più tenera infanzia. Alla fine del 1810 i Taparelli tornarono a Torino, dove Massimo D'Azeglio frequentò la Facoltà di Filosofia, ma a causa del suo animo inquieto non gli fu facile seguire i corsi, e dopo un breve soggiorno a Roma con il padre, dove conobbe tra gli altri l’ormai celebre Canova, si innamorò a tal punto delle sue opere, che decise che si sarebbe trasferito a Roma per studiare pittura. Nel 1820, con il consenso del padre, A. riuscì a coronare il suo sogno di trasferìrsi a Roma (accompagnato dalla madre e il fratello) per seguire la sua vocazione artistica, abbandonando così anche la prospettiva di una carriera militare. Si dedicò allo studio della pittura e del disegno, ma si immerse anche negli studi letterari e musicali, con la redazione di un poema cavalleresco in ottave, due opere teatrali e alcune poesie.

Nel 1831, dopo la scomparsa del padre (1830), A. si trasferì a Milano, dove conobbe Manzoni e il suo cenacolo di intellettuali e ne sposò la figlia Giulia. Rimase vedovo dopo soli tre anni, nel 1834, l’anno dopo la nascita della loro unica figlia, Alessandra (chiamata Alessandrina o Rina). Negli anni successivi si dedicò all’attività di romanziere: nel 1833 scrisse il celebre Ettore Fieramosca, o La Disfida di Barletta,  romanzo storico ispirato al famoso protagonista della Disfida di Barletta, per poi immergersi nella redazione del Niccolò de’ Lapi nel 1841, e continuare poi con l’incompiuto romanzo La lega lombarda, tutti animati da spirito patriottico e in linea con gli ideali del romanticismo. Nel 1835 A. sposò in seconde nozze Luisa Maumery, vedova del fratello di Enrichetta, la prima moglie di Manzoni. Dal 1845 ebbe inizio la sua avventura politica, con la pubblicazione di vari opuscoli polemici e antiaustriaci che gli valsero l’espulsione dal governo toscano. Partecipò attivamente alla guerra del 1848-1949 in qualità di colonnello e, malgrado avesse declinato l’invito di formare il ministero piemontese, s’inchinò solo davanti all’ordine di Vittorio Emanuele II di tenere la presidenza del Consiglio dei ministri. Dimessosi dalla presidenza nel 1852, per le difficoltà causategli dall’alleanza tra Cavour e Rattazzi, ebbe incarichi politici di minore importanza, e nel 1860 ricoprì la carica di governatore di Milano. Dedicò i suoi ultimi anni alla stesura dell’autobiografia I miei ricordi, assistito dalle due figlie; si spense a Torino nel gennaio 1866.

 

© Silvia Licciardello. Riproduzione riservata.

Opere in catalogo

  • Dell'Emancipazione civile degl'Israeliti

  • Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta

  • I miei ricordi

  • Il Ministro e la ballerina

  • Niccolò de' Lapi, ovvero i Palleschi e i Piagnoni

  • Questioni urgenti. Pensieri di Massimo D'Azeglio